Il messaggio artistico di Gianni Depaoli è un messaggio di forte consistenza, un grido all’indifferenza ed alla non curanza del quotidiano esistere. Egli dà vita con le proprie installazioni ad un elaborato che, partendo da un pensiero di base, esprime pur senza parole ma comunque urlando tutto il pathos di cui l’opra è intrisa. Tutto ciò si evince osservando le sue opere e ne cito alcune che a mio giudizio sono intrise di un significato profondo: “Non abbandonare il tuo giocattolo”, “Attenti agli squali”, “Cuore infranto”; ma è sicuramente “Apartheid” uno dei più bei assemblaggi di Depaoli, il quale lancia un messaggio limpido e diretto senza scadere nel cattivo gusto. In questo caso l’artista riesce a penetrare quegli strati d’indifferenza di cui l’anima è ormai avvolta per arrivare a toccarla nel suo intimo. Possiamo, certamente, affermare che egli ha la capacità di porsi d’innanzi alle problematiche del nostro secolo con l’innocenza e la purezza di un bambino, capacità che la grande maggioranza degli individui smarrisce percorrendo la via della propria esistenza ed avviandosi all’integrazione sociale. Gianni Depaoli vede con altri occhi,egli osserva il mondo attraverso gli occhi dell’anima. La sua è, come abbiamo precedentemente detto, un’arte “pulita” che nasce dal cuore e nel rispetto della dignità e dei diritti dell’individuo, focalizzandosi maggiormente su coloro che sono gli elementi più deboli, l’autore fa arte guardando al benessere sociale ed al suo sviluppo in armonia ed in equilibrio con le esigenze della nostra “Madre Terra”.
Il comunicare di questo artista, che in questo caso definirei come un grido all’indifferenza, l’autore lo esprime tramite l’uso di materiali che sono per lui a volte dettati dal caso, da un’ispirazione che lo conduce a plasmare o semplicemente ad accostare elementi di svariata origine. Come un demiurgo attraverso l “opus” alchemico Depaoli eleva ad opera d’arte materiali poveri, taluni d’uso quotidiano, come: resine, ruggine, ferro, brandelli di stoffa, sabbia ed altro ancora. Alcuni di questi materiali sono plasmabili e richiedono d’essere modificati in pochi istanti quindi, con un rimando a quella che fu la creazione dadaista, il nostro artefice deve dare posto nelle proprie creazioni ad una percentuale d’imprevedibilità; altri inerti, invece, vengono utilizzati nella loro pura essenza non vengono sottoposti a nessuna manomissione ma soltanto inseriti nella loro giusta collocazione, entrando a far parte di una realtà che significandoli li riporta a nuova vita. Per quanto mi concerne, gradisco considerare Gianni Depaoli come un’artista aperto ad ogni “input” esterno che riesce con un pizzico di genialità ed un tocco di semplice e diretta razionalità a lanciare un messaggio artistico mirato al risveglio delle menti ed alla crescita interiore di ogni individuo.