La profezia nell'arte a Paratissima. Intervista ai tre artisti che nell'ex biglietteria di Porta Nuova hanno esposto opere ispirate a scienza, religione ed esoterismo, da Leonardo ai Maya. Tra gli eventi di spicco in questa settima edizione di Paratissima appena terminata troviamo una collettiva che indaga il senso della profezia nell’arte: si chiama 012 Profetica-Proetica-Poetica. L’esposizione, situata presso la ex biglietteria della stazione di Porta Nuova, è stata curata da Fortunato D’Amico e Chiara Canali, con la collaborazione di Renucio Boscolo, noto per i suoi studi su Nostradamus e Sigismondo Fanti. Tre sono i lavori esposti che colpivano maggiormente, ce li presentano gli artisti stessi.
Ti presenti? V: «Valerio Saltarelli Savi, nato a Piacenza il 9 settembre 1967e mi occupo di arti visive». P: «Paolo Ceribelli, sono nato l’8 luglio1978 vivo e lavoro a Milano». G: «Gianni Depaoli, nato a Ivrea il 4 marzo 1961, vivo e lavoro a Candia Canavese».
Ci descrivi la tua opera? V: «L’opera esposta è composta da due letti il cui copriletto rappresenta due figure, la Sacra Sindone e L’uomo Vitruvian uno rappresenta la parte spirituale, la fede, e l’altro la scienza e lo studio dell’uomo. Presento l’opera con due frasi, una di S.Agostino, l’altra di Leonardo da Vinci, pensatori che hanno cercato di non porre limiti alla fede e alla scienza, consideralndoli entrambi parte di un insieme. I letti sono un luogo che ci ospita per molto tempo nella vita, e nello stesso modo ospitano l’una e l’altra parte della nostra essenza, che in questo caso viene accomunata all’acqua e al sale, gli elementi più indispensabili alla la vita umana, collocati tra i due letti. L’opera è stata realizzata con una tecnica tessile che per la prima volta viene applicata nel settore artistico». P: «Per l’opera “The beginning and the end” (nella foto, n.d.r.) la prermessa che introduce la mostra Profetica-Proetica-Poetica è stata grande fonte di ispirazione. Ho utillizato oggetti e materiali di uso comune insieme ai soldatini di plastica, che sono parte fondamentale della mia ricerca artistica. Un tavolo inserito in una stanza rappresenta il mondo in cui viviamo e l’inizio the “beginning”. Uno sgabello, un piatto, un bicchiere e delle posate per dare forza e presenza umana al lavoro. Dal piatto escono soldatini di plastica completamente immersi in un bagno d’oro a rappresentare la 5 età del calendario maya e il fatto che l’umanita si ciba costantemente di guerra. Le gambe segate del tavolo e lo sgabello rovesciato rappresentano, come dice la profezia maya, il cambiamento dell’inclinazione dell’asse terreste e quindi la causa di catastrofi e cataclismi. La mappa disegnata sul tavolo con il collage di soldatini è una mia visione del periodo socio-politico in cui viviamo e quindi non per forza catastrofica ma sicuramente complessa. Il secchio pieno di soldatini, conseguenza finale della profezia "the end", rappresenta anche il vuoto, tutto questo sistema su cui abbiamo basato le regole della società a questo punto viene buttato metaforicamente in un secchi forse è ora di cambiare». G: «L’opera e’ composta di resti di pesce - pelli e scarti organici - macchie di catrame e petrolio, al centro svetta la montagna della saggezza - monte di sale- verso il quale siamo tutti invitati a dirigerci».
Su cosa si focalizza il lavoro presentato a Paratissima? V: «La mia opera è incentrata sull’uomo, la vita dell’uomo e gli studi antropologici. Tra questi quello su cui sto lavorando ultimamamente è il tema dell’evoluzionismo darwinian mi interessa da sempre il rapporto tra vita, fortuna e l’incidenza della volontà della persona sui fatti, ma tengo presente anche la forma visiva e oggettiva di ogni opera che compongo. Ogni oggetto viene usato come strumento di dialogo e diventa un’icona per formulare un messaggio o fare una domanda». P: «Ho Iniziato il mio percorso artistico con una serie di lavori centrati sulla stilizzazione delle più comuni azioni quotidiane, sperimentando la tecnica a olio - dipingendo con le mani - per arrivare alla scultura in gesso dei soggetti disegnati». G: «L’opera si ispira alla profezia degli Hopi dal titolo "Verso il quinto mondo", che dice: "Ci sarà un giorno in cui gli uccelli cadranno dal cielo, gli animali che popolano i boschi moriranno, il mare diventerà nero e i fiumi scorreranno avvelenati. Quel giorno, uomini di ogni razza si uniranno come guerrieri dell’arcobaleno per lottare contro la distruzione della Terra"».
Perché hai deciso di esporre a Paratissima? V: «La mia presenza a Paratissima è data dal fatto che ho sempre ammirato la città di Torino e l’attività artistica che produce; la considero uno dei maggiori poli culturali italiani». P: «Apprezzo lo spirito della manifestazione perché è una buona occasione per incontrare persone diverse». G: «Ho deciso di esporla a Paratissima perché è una bella manifestazione con una buona visibilità, importante per chi decide di presentare delle opere che dispensano messaggi».
Cosa pensi di Torino? P: «Torino è una città che mi piace molto ma che vivo molto poco pur essendo non troppo lontana da me. Come il Po che l’attraversa i miei lavori ci rimangono sempre per un po’». G: «Per ora ho prevalentemente esposto all’estero o fuori regione, ma Torino è la mia città, la mia provincia ed è normale cercare di esporre nella propria terra».