Gianni Depaoli
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INTERVISTA MANZONI KUNST GALLERIE - OLANDA  

DOMANDA ALL’ARTISTA: GIANNI DEPAOLI

Postato il maggio 17, 2021 by criticoarte in BlogBlog ita

Anche se sono passati pochi mesi da quando ho conosciuto via web l’artista piemontese Gianni Depaoli, si è instaurata una profonda e reciproca fiducia e stima, nonché una grande ammirazione per le opere concettuali di grande eleganza che realizza. Gianni Depaoli è l’unico artista concettuale presente nel progetto Arte Italiana contemporanea in Olanda proprio perché, grazie alla sua intensa poetica artistica, ha scalfito la mia innata diffidenza verso questa forma d’arte contemporanea. L’arte di Gianni Depaoli si basa sui principi di eco-sostenibilità e di bio-diversità che vengono trasmessi all’osservatore tramite la creazione di installazioni e di opere (pittoriche e scultoree, figurative e astratte), che raccolgono significati diversi ed assumono identità riconducibili a contesti storici e culturali sempre strettamente connessi al rispetto del mare e dello scarto organico che si carica di valore artistico, lirico e poetico e può essere denominato come “nuova icona” e “fossile contemporaneo”. L’artista piemontese è già conosciuto a livello internazionale ed è stato presente sul territorio olandese per diversi anni; dopo l’assenza di quest’ultimo decennio, ha deciso di riproporsi con le nuove opere concettuali alla Manzoni Kunst Galerie di Oosterwolde.

Ma passiamo finalmente la parola a Gianni Depaoli:

Sei un artista concettuale e creatore di nuove icone contemporanee cristallizzate e liriche: come hai intrapreso questa strada? Raccontaci il tuo percorso artistico.

Tutto è iniziato nel settembre del 2007 quando, un direttore coraggioso come Marco Valle del Museo E. Caffi di Bergamo, dopo aver visto un mio progetto ancora allo stato embrionale, decise di dedicarmi un’intera mostra: “Mare Nero”. Quel numero esiguo di opere – appena sette – ha rappresentato la mia prima uscita pubblica. Da quell’esordio piuttosto fortunato, partì un tam-tam che coinvolse molti altri musei. In questi giorni le mie “Constatazioni”, così le chiamo e non denunce in quanto situazioni da sempre sotto gli occhi di tutti, sono esposte in molti musei e sedi Istituzionali. Sono riuscite ad incuriosire ed infine ad approdare al primo museo d’Arte che mi ha accolto nella Galleria d’Arte Moderna di Genova, diretta da Maria Flora Giubilei con la quale è nata un’idea sicuramente bizzarra: quella di “inquinare” il museo abbinando opere dissacranti, quali le mie, ai capolavori dell’esposizione. Un azzardo che porterà alla realizzazione di un intero catalogo sommato ad una proroga di altri tre mesi e a una pagina su “Da Genova per Genova”, un libro di Andrea Ranieri, assessore alla cultura del capoluogo ligure. Una grande soddisfazione. Dalla creazione di opere che additavano in modo inequivocabile i disastri provocati dall’ uomo, all’utilizzo di materiale organico di scarto dell’edibile il passo è stato breve, quello cioè di Nobilitare con il suo scarto uno degli alimenti primari che nutre da sempre il Mondo: il pesce.

Il tuo atelier è molto diverso da un atelier di un pittore ed è quasi alla pari di un laboratorio alchemico o una sala operatoria: hai voglia di scoprire il velo di mistero e descriverlo al nostro pubblico? Che strumenti e materiali utilizzi, quali tecniche…

Il mio studio è il magazzino che serviva per l’importazione, la lavorazione e la distribuzione del pesce, è cioè un ex magazzino frigorifero ora ribattezzato Museo Menotrenta, le sale espositive sono le ex celle frigorifere, gli ex laboratori sono il mio studio, gli uffici sono in parte accoglienza ma soprattutto un condensato di progetti passati, futuri o mai conclusi. La nuova ricerca sviluppata verso il 2014 con l’utilizzo di inchiostri e pelli di cefalopodi trattati per la conservazione e mantenimento del colore naturale della livrea, grazie ad un metodo da me brevettato, e manipolati con aghi d’ acciaio e bisturi chirurgici, porta a trasformare la materia per scoprirne bellezza e trasparenza. Questo nuovo studio dona nuova vita allo scarto organico che considera l’anello di congiunzione e ricordo indelebile del prodotto che ha nutrito l’Essere Umano. “Dall’edibile che nutre il corpo, all’arte che nutre lo spirito”. La pittura materica diventa il più forte impulso per la ricerca del colore naturale, che diventerà l’unico colore utilizzato, regolato dalla manipolazione dei cromatofori esistenti nel prodotto, senza aggiunte di colori artificiali. Con il progetto Abissi, indaga il noto e l’ignoto e i percorsi tortuosi del pensiero umano. Scopre ed evidenzia le ferite e le escrescenze della pelle lacerata che diventano abissi e meandri dove il pensiero si perde e si rigenera, svelando i patimenti che ho subito durante il mio percorso di vita, che definisco la mia Via Crucis.

Nel 2010 hai avuto l’occasione di presenziare all’Affordable Art Fair di Amsterdam e all’Open Art Fair di Utrecht: come ti sei trovato all’epoca e come speri sia l’Olanda nel 2021?

È stata per me un’esperienza unica, dovuta anche al fatto che ho lavorato per più di 40 anni con l’Olanda: dai porti di Urk, Volendam, Harlinger, Jimuiden, importavo il pesce olandese per le scuole, la platessa. Quando venni, portai un progetto che rappresentava la storia dell’Olanda legata alla pesca, raccontatami dai pescatori e produttori locali, e della incredibile e straordinaria combinazione. Uno Stato piccolo come una nostra Regione possiede un prodotto, la platessa, che è conosciuto e apprezzato in tutto il Mondo, ed un’altra combinazione che lega la morfologia di quel pesce all’Olanda, (ma questa la svelerò soltanto nel momento in cui una Istituzione Pubblica Olandese mi inviterà a fare una mostra in Olanda). Da lì la mia ricerca è partita e la prima mostra con questi materiali è stata fatta proprio in Olanda, tutte le opere erano fatte con pelle di platessa, reti da pesca storiche, casse di legno anni 60 ormai desuete. Fu un gran successo e mi venne dedicato anche un articolo su un giornale locale con la foto di un’opera (Het Urkerland).

Quali sono i tuoi progetti futuri per i prossimi mesi? Su cosa stai lavorando?

Progetti futuri ne ho molti, sia a livello di nuove ricerche che sto conducendo sia per mostre che stiamo preparando. Ci sono molti eventi già programmati che sono slittati causa Covid 19, sono finalista in due concorsi importanti, sto preparando una mostra personale che avrà un importante luogo Istituzionale e che sarà sostenuta da un Museo dove donerò delle opere che saranno vendute a favore di una associazione che si occupa di lotta contro i tumori, come già fatto in passato, e che saranno la mia principale prerogativa per il futuro (una promessa che ho fatto a mia moglie prima che volasse via). Sarò poi presente ad alcuni appuntamenti importanti sia in Italia che all’ Estero già programmati.

Qual è il fine ultimo della personalissima ed innovativa Arte Concettuale di Gianni Depaoli? Non hai paura che solo una stretta nicchia di amanti dell’Arte possa comprendere il messaggio profondo che le tue opere trasmettono?

Osservare la realtà e plasmarla affinché le persone ne fruiscano e ne prendano consapevolezza, estrapolando il mio intimo, i miei patimenti ma anche le fruizioni giornaliere della bellezza che ci dona la natura. Nei miei lavori compaiono visi, silhouette a volte palesemente svelati a volte velatamente nascosti che sanciscono il mio rapporto con l’ignoto e la ricerca della leggerezza dell’essere. Inquietudine, angoscia, timore, sono rappresentate da lacerazioni, abissi e meandri che feriscono la pelle, esorcizzate però dalla trasparente bellezza delle forme e dei colori naturali. Mi ha sempre interessato il far affiorare il “particolare”, immaginare il backstage della vita, scoprire la costruzione celata più che godere del risultato finale. È il particolare che differenzia e ci rende unici, la nostra firma indelebile e riconoscibile. No, non mi preoccupa anzi mi affascina, quando si supera il confine per un processo sperimentale si sa già che si incontreranno delle difficoltà, difficoltà che hanno incontrato anche i grandi maestri, Burri, Arman, Penone, Pistoletto per citarne alcuni e ora vediamo dove sono arrivati. Ora il popolo dell’arte è preparato a questi nuovi processi, cercano loro stessi nuove produzioni che possano stupirli. Fortunatamente ho sempre incontrato collezionisti che volevano investire su qualcosa di innovativo ed inusuale e Musei che intendevano presentare qualcosa di particolare, per ciò che riguarda il materiale, la sua manipolazione, ma che allo stesso tempo esprimesse dei concetti molto forti.

 

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